Ecuador, Quito: la città al centro del mondo

Incastonata fra le Ande, circondata da colline verdeggianti, a 2850 metri di altitudine…è così che si presenta dal finestrino dell’aereo la seconda capitale più alta del mondo: la città di Quito, prima meta del nostro viaggio in Ecuador.

Mettiamo l’orologio indietro di 6 ore, e partiamo alla scoperta di questa città coloniale considerata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

La parte più interessante ed autentica è sicuramente la zona della città vecchia, che si raggiunge con circa 40 minuti di taxi dall’aeroporto internazionale Mariscal Sucre.

Strade strette ed acciottolate congestionate dal traffico cittadino, un susseguirsi di sali e scendi, case bianche con davanzali colmi di fiori colorati, ma anche piazze eleganti e ben curate che fungono da luogo di ritrovo e conversazione ed una moltitudine di chiese che mostrano la forte cristianità di questo popolo.

Cognati in Plaza San Francisco d'Asis

Il nostro ostello (tipologia di struttura ricettiva prescelta per l’intero viaggio) si trovava proprio a pochi passi dal centro cittadino, ed oltre ad essere un importante luogo di ritrovo per giovani backpackers, offre dai finestroni dei suoi piani superiori una spettacolare vista sulla collina del Panecillo.

Collina del Panecillo, che è stata la prima attrazione da noi visitata; il nostro consiglio è quello di andarci la mattina presto quando il cielo è più limpido, condizione ottimale per ammirare sia la città ai suoi piedi, ma soprattutto per scorgere in lontananza alcuni dei vulcani più importanti dell’Ecuador, come il Cayambe e il Cotopaxi.

Panorama con vista sul Cayambè dalla collina del Panecillo

Questo colle che secoli fa ospitava il tempio del Sole e l’osservatorio astronomico inca, oggi è rinomato per la presenza della statua alata della Madonna di Quito o comunemente chiamata Madonna dell’Apocalisse. Questa è stata commissionata nel 1976 all’artista spagnolo Agustìn de la Herràn Matorras dai religiosi dell’ordine degli Oblati, e viene considerata dagli ecuadoriani l’unica statua della Madonna alata al mondo.

La soluzione migliore per raggiungere il Panecillo dal centro città è quello di prendere un taxi che con 7 dollari, effettua il servizio di andata, ritorno ed attesa presso il monumento.

Statua della Madonna alata di Quito

Ritornati in città, abbiamo preso parte al Free Walking Tour, una tipologia di servizio che prevede un tour guidato della città completamente gratuito; questa attività ha già preso campo in numerose città europee, ed a Quito viene proposta proprio dal nostro ostello.

Alle 10.30 siamo partiti in compagnia del simpaticissimo Marcos tra le viuzze del centro storico, il quale camminando ci ha svelato alcune curiosità generali sull’Ecuador e su Quito, per esempio che:

  • Quito, il cui nome ufficiale è San Francisco de Quito, significa città al centro del mondo;
  • Ecuador si chiama così perché è attraversato dall’Equatore;
  • L’Ecuador prima dell’indipendenza faceva parte dello Stato della Grande Colombia che comprendeva appunto Colombia, Ecuador e Venezuela; un elemento in comune che risalta subito agli occhi fra questi Stati è che tutti e tre hanno gli stessi colori sulla propria bandiera.

La prima tappa del nostro tour è stata la piazza principale: Plaza Grande o Plaza de la Indipendencia. Essendo capitati di lunedì abbiamo avuto la fortuna di assistere al cambio della guardia, che appunto si tiene ogni lunedì mattina alle ore 11.00 davanti al Palazzo del Governo. Si tratta di una vera e propria parata, dove sfilano le eleganti guardie nazionali in mezzo ad una folla festante, alla quale si contrappone una fetta di popolazione, per lo più pensionati, che protesta pacificamente contro il Governo per una pensione migliore.

Sfilata durante il cambio della Guardia in Plaza Grande

Successivamente siamo entrati al Centro Cultural Metropolitano, per godere dalla sua terrazza di un’ottima vista sulla Plaza Grande, occupata su quattro lati dal Palazzo del Governo, dalla Cattedrale di Quito, dalla residenza dell’Arcivescovo e dal Palazzo Municipale, e dove al centro campeggia il Monumento all’Indipendenza dedicato agli eroi dell’indipendenza, proclamata il 10 Agosto 1809.

Questo edificio è un luogo molto importante per la storia di Quito, infatti è qui che ha avuto sede la prima Università dell’Ecuador, è qui dove è stato stampato il primo giornale della storia ecuadoriana, ed è sempre qui dove è stato firmato il trattato d’indipendenza dalla Grande Colombia, che ha reso l’Ecuador un paese indipendente.

Vista di Plaza Grande dalla terrazza del Centro Cultural Metropolitano

Si trova lungo la Via delle Sette Chiese, chiamata così perché sono concentrate lungo la stessa via ben 7 chiese; la più bella è sicuramente la Compañia de Jesus, che si contraddistingue dalle altre per la sua splendida facciata barocca.

Facciata barocca della Compañia de Jesus

Camminando lungo la stessa strada, dopo circa 15 minuti ed una ripida salita, siamo arrivati alla Basilica del Voto Nacional. Questa chiesa molto imponente si distingue dalle altre perché realizzata in stile gotico, infatti per la sua costruzione si sono ispirati a quella di Notre Dame de Paris; fu consacrata da Giovanni Paolo II ed è considerata la più grande dell’America Latina in questo stile.

All’interno si può osservare come ad ogni colonna è appesa una bandiera che rappresenta ognuna una singola provincia dell’Ecuador, e sull’altare invece spiccano la bandiera nazionale e quella del Vaticano.

Basilica del Voto Nacional

Navata Centrale della Basilica del Voto Nacional


Per il pranzo ci siamo fermati al vicino Mercato Centrale, che verso le 13.00 brulica di persone soprattutto locali, attirati dai venditori urlanti che offrono le prelibatezze locali.

Banco-frutta al Mercato Central di Quito

Nel pomeriggio decidiamo di perderci tra i vicoli acciottolati della città fino ad arrivare a Plaza San Francisco, che ospita l’omonima chiesa (Chiesa di San Francisco d’Asis) e che rappresenta una delle piazze più belle di Quito. Il nostro itinerario prosegue fino alla storica via “La Ronda”, delimitata da case color pastello, negozi tradizionali e ristoranti dai balconcini con vista panoramica sulla collina del Panecillo, dove decidiamo di fermarci per cena.

Iacopo e Francesca lungo la storica via "La Ronda"

Un’altra escursione assolutamente da fare nella capitale ecuadoriana è quella alle pendici del Volcan Pichinca, raggiungibile prendendo il famoso TeleferiQo (prezzo del biglietto $ 8.50). L’ascesa dura poco meno di 20 minuti, passando dai 2850 metri di Quito ai 4050 metri del punto di arriva del TeleferiQo. Stesso consiglio del Panecillo, anche qui il momento ideale per apprezzare al meglio il panorama è la mattina presto, con la possibilità di ammirare numerosi vulcani, tra i quali anche il Chimborazo, il vulcano più alto del Paese.

Camminando si può arrivare agilmente, anche se con un po’ di fiatone, al Cruz Loma (4100 m), il punto panoramico dove la città si mostra ai tuoi piedi. Per i più coraggiosi ed allenati c’è la possibilità di raggiungere la vetta del Guagua Pichincha.

Non scorderemo mai il momento di quando ci siamo dondolati sulle altelene nel vuoto, spinti dal soffio del vento, avendo come l'impressione di toccare la città con un dito.

Matteo e Federica sulle altelene godendo del panorama sulla città

Dice lo scrittore ecuadoriano Iván Egüez: “La gente della mia Quito è imperterrita, paziente, aperta, raramente esce dai gangheri. E’ gente minuta, ce ne sta molta in un quadro di vita quotidiana, otto o nove sull’ultimo sedile di un bus urbano, tre e perfino quattro in un letto d’ospedale, venti sul pavimento di una cella, migliaia nelle processioni del Venerdì Santo per le stradine strette. L’Ecuador è un Paese portatile, grande come un cappello di paglia, così piccolo che sta in qualunque cuore”

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